L’insufficienza cardiaca rappresenta una condizione clinica in progressivo aumento e, oltre ad essere la più frequente causa medica di ospedalizzazione, è spesso responsabile di severa limitazione funzionale e di mortalità. Per le suddette ragioni essa è gravata da un pesante costo umano e sociale, che è necessario fronteggiare in modo drastico tramite l’implementazione di adeguati percorsi diagnostici e terapeutici.
Negli ultimi anni il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica ha visto emergere ed affermarsi nuove strategie, sia farmacologiche che elettriche, il cui impiego ha modificato in modo significativo la storia naturale e la prognosi di questa patologia, consentendo il miglioramento o la stabilizzazione del compenso emodinamico e il recupero funzionale, così da ridurre o ritardare sempre più la necessità di ricorrere all’impianto di dispositivi di assistenza ventricolare meccanica e al trapianto cardiaco. Tuttavia, nonostante l’ampliamento e l’affinamento dell’offerta terapeutica, ancora oggi l’evoluzione clinica dell’insufficienza cardiaca mostra non di rado un carattere progressivamente peggiorativo e i pazienti che ne sono affetti scivolano ineluttabilmente verso lo scompenso refrattario e la morte. Pertanto, lo strumento più efficace nella lotta a questa grave epidemia clinica non può che essere incentrato su energiche misure di prevenzione, tese ad identificare e abbattere i principali fattori di rischio che implicitamente, in modo diretto o indiretto, sono in grado di condurre allo sviluppo della sindrome e che secondo le Linee Guida statunitensi configurano lo “Stadio A” dell’insufficienza cardiaca. Tra questi occupano una posizione di primo piano l’ipertensione arteriosa e la cardiopatia ischemica, quest’ultima fortemente determinata, nella sua comparsa e nella sua severità, dall’ipercolesterolemia, oltre ad altri notori fattori di rischio aterogeno (come la stessa ipertensione arteriosa, il diabete mellito e il tabagismo). Il trattamento adeguato dell’ipertensione arteriosa e dell’ipercolesterolemia teso al pieno raggiungimento dei target d’intervento, unitamente all’incoraggiamento alle modifiche dello stile di vita, rappresenta, pertanto, la strategia vincente in grado di ridurre l’incidenza di nuovi casi di scompenso cardiaco e di prevenire il progressivo deterioramento emodinamico in quelli già emersi sul piano clinico.
In questo evento scientifico, realizzato in modalità Live Webinar, viene fatta luce sui meccanismi patogenetici dell’ipertensione arteriosa e dell’ipercolesterolemia intesi come fattori di rischio per insufficienza cardiaca (di fatto già un’insufficienza cardiaca “in nuce”) e ne vengono, altresì, definite le più razionali strategie terapeutiche che, se poste in essere nei tempi e nei modi corretti, ai sensi delle vigenti Linee Guida internazionali, possono consentire di ottenerne il controllo ottimale così da contrastare l’evoluzione verso lo “Stadio B” e le fasi clinicamente più avanzate dello scompenso cardiaco.